ROMA – Erano già stati protagonisti della elezione di Bergoglio nel 2013. E lo sono anche in questo conclave.
Tutto il mondo in queste ore, nella curiosa attesa della fumata bianca, sta guardando in diretta il comignolo installato sul tetto della Cappella Sistina. Ma, nella speranza della fumata, le vere star sono ancora i gabbiani.
Si tratta di una coppia di larus michaellis, o gabbiano reale del mediterraneo. Questo magnifico animale, che dagli anni Ottanta ha preso gradualmente possesso di Roma, è stato notato nidificare per la prima volta al bioparco nel 1972.
I gabbiani fanno i piccoli (in genere due o tre in base al cibo disponibile) intorno ad aprile e se ne prendono cura sino ai primi di luglio, quando si involano e diventano autonomi. Si tratta di uno sforzo importante, perché i pulli al momento di involarsi hanno già le dimensioni di un adulto, sebbene portino i colori e le zampe scure fino alla maturazione sessuale intorno al terzo anno.
I genitori sono molto protettivi finché i piccoli non si involano e, oltre a nutrirli con attenzione, li guidano nei primi voli a luglio insegnando loro a prendere le correnti.
Il gabbiano reale è una specie selvatica protetta dalla legge ed è un animale molto intelligente: in etologia si dice che è una specie opportunista, in quanto sa sfruttare le occasioni che le capitano con particolare efficienza. In letteratura è spesso riportato che i gabbiani prendono le conchiglie e le fanno precipitare dall’alto per romperne il guscio. Sono infatti tra gli animali che meglio hanno saputo cambiare le proprie abitudini per integrarsi nel sistema urbano. L’illuminazione delle città li ha purtroppo resi attivi anche la notte, diversamente da quanto può capitare nei luoghi meno urbanizzati.
La loro dimensione considerevole (oltre un metro di apertura alare), l’innata eleganza e i colori bianco/grigio/giallo li rende oggetto di costante ammirazione da parte di adulti e bambini, superata in ciò solo dalle aquile.
Niko Tinbergen, premio Nobel per la medicina nel 1973 (insieme a Konrad Lorenz e Karl von Frisch, scopritore della danza delle api) li amava particolarmente e si innamorò dell’etologia proprio osservandoli sulle spiagge del mare del Nord. Nel suo “The Herring Gull’s World” del 1953, purtroppo mai tradotto in italiano, ne studia le abitudini, le posture e le relazioni. I gabbiani sono infatti uccelli monogami, che rimangono uniti per tutta la vita.
Nella chiusura del libro dice:”anche coloro che non possono osservare i gabbiani sul terreno possono aggiungersi a noi nell’ammirare il modo in cui questi splendidi uccelli vivono realmente” e aggiunge
“Auguro loro di vivere felici e di dare alle generazioni future altrettante gioie di quelle che ci hanno procurato“.
Era il 1953; oggi questi questi magnifici animali ci fanno compagnia con le loro vigorose grida nelle nostre città.
E sono di guardia anche sul tetto della cappella Sistina: chissà, forse non sono lì per caso.
Gianmaria Frati