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Giornata nazionale della sicurezza sul lavoro, flash mob al cantiere dell’incidente che provocò 5 vittime

FIRENZE – Oggi (28 aprile) è la Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro, una giornata importante per scuotere le coscienze di fronte alle tante stragi sul lavoro.

Nell’occasione, a Firenze la Cgil organizza un flash mob (con momento di raccoglimento ed esposizione di uno striscione e cartelli sul tema lavoro e sicurezza) davanti all’ingresso del cantiere di Esselunga in via Mariti, uno dei due luoghi simbolo delle tragedie sul lavoro nel territorio fiorentino, 9,30-10. Subito dopo, dalle 10,30 fino alle 13, è in programma una assemblea Cgil di delegate e Rls alla Sms di Rifredi in via Vittorio Emanuele II sui temi della sicurezza sul lavoro.

“Dinanzi allo stillicidio di tre morti al giorno e delle migliaia di infortuni sul lavoro e malattie professionali – dice la Cgil – le azioni messe in campo, norme e riforme, nonostante la propaganda, non stanno funzionato: norme troppo spesso in contrasto fra loro e sempre più con maglie larghe per non disturbare “chi crea ricchezza”. Il bilancio è tragico, negli ultimi due anni la maggior parte delle stragi si sono verificate tutte in situazioni di appalti e sub appalti e sul territorio fiorentino ancora brucia la ferita per la tragedia al cantiere Esselunga e al deposito Eni in cui hanno perso la vita dei lavoratori. La salute e sicurezza sui luoghi di lavoro sono ancora un miraggio, la parola prevenzione è a rischio scomparsa dal vocabolario di questo paese e gli appalti e i subappalti sono sempre più la via per scaricare gli oneri sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”.

“La precarietà, la messa in discussione dei diritti dei lavoratori e il continuo ricorso ad appalti e lo sfruttamento lavorativo hanno contribuito a rendere i luoghi di lavoro meno sicuri – prosegue il sindacato – Non a caso, un quesito dei referendum sul lavoro dell’8-9 giugno mira proprio a migliorare la sicurezza sul lavoro laddove si annidano gli appalti, con lo scopo di far riconoscere la responsabilità in solido di chi appalta”.

“Nonostante gli sforzi che vengono fatti – dice Mirko Lami, del dipartimento di salute e sicurezza sul lavoro della Cgil Toscana – in Italia aumentano i morti sul lavoro e le malattie professionali. Sicuramente molto dobbiamo fare e rivedere mettendo al primo posto la punizione per chi manomette i macchinari o per chi non elabora una valutazione del rischio che spesso è un copia incolla degli anni precedenti. Certamente un grosso contributo può venire dalle nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale ma quest’ultima deve essere regolamentata. Dovranno essere utilizzate per la tutela dell’integrità psicofisica dei lavoratori e per abbattere il muro, che da anni sembra inossidabile, dei mille morti all’anno. Occorrono fondi destinati alla cybersicurezza, alle telecomunicazioni ma soprattutto al miglioramento delle condizioni di lavoro e alla prevenzione degli infortuni, anche in questo caso con un esplicito riferimento al tema. Per adesso siamo fermi alle parole o alle manifestazioni di condoglianze ogni qualvolta c’è un infortunio mortale che a volte si configura come un omicidio vero e proprio, come appurato anche per vari episodi”.

 

 

REDAZIONE

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