Il primo a rompere ufficialmente gli indugi è stato il vicepremier Tajani, leader di Forza Italia, che ha parlato di astensionismo come “scelta politica” in merito ai cinque referendum abrogativi al voto 8 e 9 giugno 2025
“Andare a votare ai referendum è una scelta libera. E’ una scelta non andare a votare. Se la legge prevede che ci deve essere un quorum, vuol dire che i cittadini devono conoscere l’importanza dei quesiti. Noi non condividiamo, quindi non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti”.
“Non c’è nessun obbligo di andare a votare. E’ illiberale chi vuole obbligare ad andare a farlo. Un conto è per le politiche, un altro per i referendum”.
Sul referendum cittadinanza: “Non so cosa dice Fratelli d’Italia, noi siamo per un astensionismo politico, nel senso: noi non condividiamo la scelta referendaria”. L’indicazione “è quella di non andare a votare”.
Su quello che dice FdI la leader del partito, la premier Meloni non si è ancora espressa ufficialmente. Ma indiscrezioni di stampa parlano di un tam tam interno al partito che inviterebbe a non recarsi alle urne. Mentre al momento mantiene un basso profilo in termini di posizione rispetto al voto la Lega guidata dal vicepremier Salvini, l’alleato di centrodestra Noi Moderati col leader Lupi annuncia che alle urne andrà votando cinque no.
Sarà questione di quorum come sempre avviene per i referendum il voto dei prossimi 8 e 9 giugno. In una partita del quorum che vede rappresentanti della maggioranza di governo tifosi dell’astensionismo.
E proprio qui sta il punto su cui si scontra l’opposizione.
Maurizio Landini, segretario Cgil, reduce dal tour in Toscana per 5 sì ai 5 referendum, nell’evidenziare a Lucca “C’è una parte di Paese che non sa che ci sono i referendum”, sull’invito di governo a non recarsi alle urne dichiara: “Io credo che questo sia un grave errore politico e un elemento pericoloso sul piano della tenuta democratica. Il presidente della Repubblica, il 25 aprile, ha ricordato a tutti che voto e partecipazione politica sono la base della nostra libertà e ha chiesto a tutti di lavorare per contrastare l’astensionismo grandissimo che c’è, segno della crisi della nostra democrazia. Quindi trovo singolare che chi ha la responsabilità politica di rappresentarci tutti abbia paura di un voto e inviti la gente a non andare a votare, anziché dire quello che pensa”.
Certo, non è la prima volta che la validità di un referendum si gioca sull’invito a disertare le urne. Rimasto celebre l’invito ad andare al mare di Bettino Craxi, e pure di Bossi, in merito al referendum del 9 giugno 1991 relativo alla preferenza unica della legge elettorale: il quorum venne ottenuto ampiamente, magari andando al mare, ma forse non prima di aver votato.
La questione quorum però non è solo scelta politica, come l’ha definita Tajani. La questione è anche matematica. In un voto la cui validità della consultazione passa per il raggiungimento del quorum, per cui è necessario si rechi alle urne la metà degli aventi diritto al voto più uno, un invito a non recarsi alle urne si inserisce in un attuale contesto in cui l’affluenza degli elettori è sempre più in caduta libera. Si pensi che alle europee 2024 in Italia l’affluenza è stata del 49.69%, il che significa che è andato a votare meno di un italiano su due. Ma si pensi anche al crollo dell’affluenza alle recenti amministrative 2025 a Trento.
Elly Schlein, segretaria Pd: “Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini e le cittadine hanno un’occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro”.
Giuseppe Conte, leader M5S: “Io penso che quando i politici, addirittura i responsabili oggi del governo, invitano i cittadini a non votare significa che vogliono aggravare le condizioni già malmesse della nostra democrazia”.
Nicola Fratoianni, leader Avs: “Considero la principale malattia della democrazia nel nostro Paese l’astensionismo, disaffezione dallo strumento del voto. Dovrebbe essere la principale preoccupazione di ogni forza politica con un po’ di senso di responsabilità sulle spalle. E invece Meloni e Tajani, per un cinico giochetto tattico, invitano a non andare a votare. Mi rivolgo agli elettori di centrodestra: non ascoltatateli e andate a votare l’8 e il 9 giugno per difendere l’interesse collettivo e i vostri diritti”.
Matteo Hallissey, presidente di +Europa: “Meno male che c’è +Europa che ha portato avanti, con altre realtà, questo referendum: capiamo che al cospetto del quesito referendario Tajani sia in forte imbarazzo per la figuraccia dello ius Italiae, ma invitare i cittadini a non andare a votare è l’appello più basso che un ministro possa fare. Puntare all’astensionismo come sta facendo la destra di governo ha però un significato ben chiaro: temono il referendum e la volontà dei cittadini. Una buona notizia per i comitati referendari, una pessima notizia per chi, come Meloni, Tajani e Salvini, vuole negare agli italiani la possibilità di esprimersi”
CINZIA GORLA